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Tratti fiurintini, tiri napulitani, gesti rumani e mutti siciliani. ( Gentilezze fiorentine, birbonate napoletane, grandiosità romane e proverbi siciliani.

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1 Tratti fiurintini, tiri napulitani, gesti rumani e mutti siciliani. ( Gentilezze fiorentine, birbonate napoletane, grandiosità romane e proverbi siciliani ). A.S. 2004-05 Liceo “U. Mursia” Carini (PA) Classe 1^ B Cosa sono i proverbi I proverbi Immagini

2 Parola che deriva dal latino proverbium da verbium che significa parola. E' un'espressione popolare che indica, in forma più o meno breve, un concetto o un pensiero o una massima. Generalmente è in rima o sotto forma di assonanza o allitterazione. Ricordiamo i gruppi di proverbi che regolano le pratiche agricole, quelli che collegano determinate fasi lunari a determinati lavori. I proverbi sono anche definiti anche saggezza dei popoli, i padri li insegnano ai figli e i figli ai figli si tramandano così di generazione in generazione, rappresentando la cultura popolare, la sua filosofia e le sue virtù. I proverbi riflettono tradizioni, usi e costumi, credenze di esseri soprannaturali, magia, ecc.

3 Tratti fiurintini, tiri napulitani, gesti rumani e mutti siciliani. Questo proverbio ci ricorda la particolare abitudine dei siciliani a rinforzare i propri discorsi con proverbi. "La Sicilia è la regione italiana con il maggior numero di proverbi: ben tredicimila; mentre tutte le altre regioni italiane messe assieme non raggiungono la cifra complessiva di novemila". E' sicuramente condivisibile la tesi che fa rilevare come sia errata la metodologia che considera i proverbi come nati dalla saggezza popolare, mentre essi invece sono nati e nascono dalla esperienza di vita del popolo, che è cosa ben diversa dalla cosiddetta saggezza; e pertanto si giustificano i numerosi proverbi contraddittori (che sono incompatibili con una pretesa saggezza popolare).

4 -A chiù tinta acqua leva 'a siti!- -L’acqua di ncelu sazia la terra- -L’acqua fridda ci pari calla- -L'acqua sinni va ccu la pinnenza - l'amuri sinni va unnè la spranza- -La meglia acqua si la vivinu li puorci- -La quartara va all’acqua nzina ca si rumpi- -A prima acqua ti vagna, 'u primu suli t'asciùca- -A quartàra chi va all'acqua o si rùmpi o si ciàcca!- -L'acqua, sippùru 'unn-assùppa, vàgna!- -A za' Betta-cuntrariùsa metti l'acqua 'e pàpari quannu chiovi-

5 - L'acqua è lu sangu di la terra- -L'acqua è oru, d'unni passa fa violu- -Cui cari all'acqua è forza ca si vagna- -L'acqua chi si vivi un s'allorda- -L'acqua rintra è n'autra donna- -Unni c'è juncu, cc'è acqua- -Acqua di celu e sardi a la màgghia- -Zappari all'acqua e siminari o ventu- -Acqua, cunsigghiu e sali senza dummannàtu un nn'hai a dari-

6 -Acqua e fuocu datici luocu- -Acqua davanti e stuppa n'culu- -Acqua passata nun macina cchiù- -All’acqua ccu lu panaru- -Mi lassà mienzu l'acqua e l'arangi- -Nùddru po' diri "ri 'st'acqua 'un-ni vivu"!- -Ogni tinta acqua leva 'a siti!- -Pistàri l'acqua 'no murtàru- -Quantu va' 'n'acqua 'ntra marzu e aprìli, 'un vàli un bastimèntu cu' li veli!- -Unn-è acqua chi mi vàgna, né suli chi-m'asciùca !-

7 Il castello di Carini

8 LA TRINACRIA Il simbolo della trinacria è presente nella bandiera della Sicilia. La sua storia è avvolta nel mistero, poiché si ricollega alla mitologia. La trinacria, come simbolo della Sicilia, è composta dalla testa della Gòrgone, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale di irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio. La Gòrgone è un personaggio mitologico, che secondo il poeta greco Esiodo (VIII - inizio VII sec. a.C.) era ognuna della tre figlie di Forco e Ceto, due divinità del mare: Medusa (la gòrgone per antonomasia), Steno (la forte ), Euriale (la spaziosa). Esse avevano zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d'oro, serpenti sulla testa e nella vita, abitavano presso le Esperidi (figlie di Atlante, abitanti presso l'isola dei Beati, nella parte più occidentale del mondo), ed erano in grado, con uno sguardo, di pietrificare gli uomini. Le spighe di grano sono simbolo della fertilità del territorio. Le tre gambe rappresentano i tre promontori, punti estremi dell'isola - capo Peloro (o punta del Faro, Messina: nord-est), capo Passero (Siracusa: sud), capo Lilibeo (o capo Boèo, Marsala: ovest) - la cui disposizione, si ritrova nel termine greco triskèles, e si ricollega al significato geografico: treis (tre) e àkra (promontori): da cui anche nel latino trìquetra (a tre vertici). Un esempio dell’importanza simbolica che il simbolo della trinacria ha nella storia della Sicilia, si ebbe il 30 agosto del 1302 con la costituzione dell’isola in regno di Trinacria, in attuazione della pace di Caltabellotta - a conclusione della guerra del Vespro, che vide la contesa tra gli angioni e i siciliani ai quali si allearono gli aragonesi. La trinacria è al centro della bandiera della Sicilia, di colore rosso e giallo in senso diagonale, approvata nel febbraio 2000.


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